Il frutto del nostro lavoro

La “cultura psichiatrica di base” alla quale vogliamo riferirci è una cultura della critica e del dubbio metodico, che accoglie e rispetta la soggettività e la diversità, non solo dell’utente, ma di ciascun operatore. Quindi il riferimento centrale è non tanto la cultura e le scienze costituite, quanto la diretta esperienza sul campo, la pratica quotidiana di lavoro, e trova la sua spinta motivazionale nel coinvolgimento personale, umano, sociale di chi lavora. Per questo la nostra riflessione ci ha portato a considerare la quotidianità come tratto distintivo e caratterizzante della nostra pratica. Perché la quotidianità è, per noi, incontro, convivenza e al tempo stesso conoscenza. E’ infatti nella dimensione spazio-temporale della vita di tutti i giorni, luogo della riproduzione della normalità e della follia, che incontriamo l’altro, dimensione che ci consente di cogliere l’individuo nella sua interezza, con le sue fantasie e le sue angosce, le sue capacità e le sue insufficienze, la sua diversità e le sue aspettative. Sin dall'inizio l'utente viene trattato come un individuo in relazione al suo particolare contesto di esistenza, considerando come punto di riferimento del nostro intervento tutoriale la qualità della sua vita; perciò abbiamo sempre ritenuto opportuno concentrarci più sulle abilità dell'utente che non sulle sue disabilità, per poterne riconoscere le capacità e i desideri, allo scopo di costruire su queste un "progetto", con la consapevolezza che l'impegno verso la persona da curare deve durare per tanto tempo per quanto è necessario, che può essere tutta la vita; "sfidare l'utente può essere più utile per lui che non offrirgli un'assistenza tenera e amorevole“, e perciò bisogna saper giudicare quando confronti reali sono di maggior aiuto che non la compassione o i farmaci esclusivamente. La competenza dell'operatore consiste nell'avvicinare l'utente alle cose, agli oggetti, al lavoro, al rapporto con persone che occupano dei ruoli ri-conosciuti, non solo utilizzando la capacità di identificarsi con l'utente e le sue esperienze, ma anche rievocando sentimenti, speranze, preoccupazioni, che sono state suscitate in lui dall'insieme delle esperienze vissute e delle conoscenze acquisite. Ritengo questo il miglior risultato, “il migliore frutto del nostro lavoro”. Enzo Cilia – Psichiatra - DSM Ragusa-Vittoria

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