La nostra partecipazione e quella dei nostri "pazienti amici" alla "settimana della cultura"

Abbiamo sempre pensato che per superare lo stigma della malattia mentale è a livello istituzionale che devono confluire i risultati delle varie esperienze di prevenzione/cura/riabilitazione e di informazione/formazione che quotidianamente svolgiamo nelle nostre e in altre sedi e livelli (gruppi specifici, corsi o training, elaborazioni e partecipazione diretta alle iniziative di livello politico-amministrativo, come questa della “settimana della cultura” della nostra città) e perciò abbiamo deciso di abbracciare quanto ci veniva proposto dagli operatori e dai pazienti di alcune Comunità Alloggio presenti nella nostra Città ai quali si sono aggiunti alcuni nostri "pazienti amici" del Centro di Salute Mentale di Vittoria di realizzare una mostra presso la sala esposizione di una di queste "case", nella fattispecie quella di via Cavalieri di Vittorio Veneto, di cose (quadri, foto, sculture, manufatti, ecc.) realizzate col cuore e con un significato affettivo di importanza fondamentale per tutti noi. Perché è l’esserci e il fare, la parte costitutiva ed essenziale del nostro lavoro, ed esso da una parte è composto di azioni pensate e finalizzate, dall'altra si misura con le caratteristiche di immediatezza e imprevedibilità della vita dei soggetti con disturbi mentali. Tenendo presente naturalmente che non sempre è facile distinguere la “follia” dalla “normalità”, anzi spesso sono le facce della stessa medaglia. Come diceva il grande Edoardo in occasione della presentazione di una sua bellissima opera teatrale che trattava di questi temi dal significativo titolo Ditegli sempre di sì: “Eccomi a voi. Non c’è filosofia nella farsa che recito stasera, ma un personaggio della vita vera, un tal de’ tali affetto da follia. Non c’è tesi specifica, né un fatto, ma cosa pensa e come vive un matto. “Allora è un dramma?” mi direte voi. Io vi rispondo: è una tragedia nera, ma non è nostra. La tragedia nera diventa farsa se non tocca noi. Dite male del lavoro mio, ma la pazzia non l’ho inventata io. Divertitevi dunque, riflettendo che ognuno può trovarselo davanti un vero matto, e accade a tutti quanti di commuoversi e ridere piangendo. Riderebbe persino un missionario a contatto di un folle. Su il sipario”. Grazie a tutti....... Enzo Cilia - psichiatra - CSM Vittoria

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