La Sanità non può essere sottratta alla dimensione "politica"

Svolgo la mia professione di medico psichiatra all’interno dell’azienda sanitaria iblea e ho vissuto in questi anni sulla mia pelle come i principi fondanti della sanità pubblica e per quanto mi riguarda della psichiatria di comunità, ossia la prossimità dei punti di accesso con i livelli di governo, il radicamento territoriale, il legame con le comunità locali siano stati messi in discussione determinando effetti oltremodo negativi sulla qualità dei servizi e sulla motivazione del corpo professionale, per non parlare delle contraddizioni e delle arretratezze dovute ad una gestione spesso asservita al potere, spartita e lottizzata; non sottacendo le punte di eccellenza raggiunte dalle professionalità presenti nella nostra realtà provinciale. Io posso ben dire che sulla Sanità in provincia di Ragusa si è giocata una partita particolarmente aspra, fatta di tagli lineari, ma anche di sprechi, magari solo per dimostrare, chi più e chi meno (politici e tecnici), di avere a cuore le sorti degli ospedali e dei servizi sanitari a Vittoria, a Scicli, a Comiso, a Modica, a Ragusa. Ricordo quando molti facevano finta di non sapere cosa avrebbero comportato i vari “piani di rientro” coi conseguenti tagli ai posti letto e per anni hanno continuato a sostenere che il problema della salute dei cittadini stava tutto nella difesa dei “campanili” fomentando comitati di difesa di ospedali indifendibili e pericolosi per la salute dei cittadini, e non in una migliore organizzazione dei servizi ospedalieri e territoriali, riducendo la Sanità, così facendo, a terreno di mischia demagogica e populistica, non riuscendo ad orientare il dibattito sui bisogni dei cittadini per i quali sarebbe di gran lunga necessario e opportuno avere presidi sanitari organizzati con guardie attive h24, con un piano strategico per l’emergenza, con reparti di rianimazione di eccellenza dove non si fanno turni massacranti, diversificando le realtà ospedaliere e territoriali, piuttosto che avere la rassicurazione, esclusivamente psicologica, di avere l’ospedale sotto casa. Questo porterebbe ad avere presidi ospedalieri per le acuzie e le emergenze e presidi per la riabilitazione e la lungodegenza, completati da un Territorio, comprendente i medici di base e i servizi, che si occupi sempre più di prevenzione primaria e secondaria in modo da far diminuire i ricoveri negli ospedali qualche volta inutili e controproducenti. Il compito è arduo: da anni la sanità è stata sottratta alla dimensione politica, intesa come “polis” e consegnata alla tecnica aziendalista fintamente neutra, come ben sa chi come me opera al suo interno, ma ancor di più si oppongono altri interessi. Perciò sono convinto che oggi la vera discontinuità creativa è la conservazione dei principi fondamentali di cui in premessa, perché la modernità che può tutelare la buona salute dobbiamo costruirla su queste basi se vogliamo guardare serenamente al futuro della sanità anche nella nostra provincia privilegiando il “pubblico” non il “campanile” o la salvaguardia di piccoli interessi di bottega o il “privato” ben presente anche nella nostra piccola realtà ragusana.

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