Il fattore "F"
Una volta c'era il "fattore K", espressione inventata da Alberto Ronchey per spiegare l'impossibilità di ricambio politico in Italia: ci toccava restare e morire democristiani perché l'alternativa comunista non era accettabile dall’Occidente e dalla NATO, ma soprattutto dall’italiano medio che non poteva certo tollerare la “questione morale” e “la diversità” del PCI.
La fine della Guerra Fredda ha visto imporre l’egemonia del neocapitalismo, e il libero mercato è diventato un dogma assoluto: chiunque si opponga al continuo arricchimento dei ricchi e al culto del successo, fosse pure al prezzo della distruzione dell'ambiente, delle comunità, della civiltà e della democrazia, è un eretico. Insomma il “Liberismo” è diventato una religione fondamentalista che non tollera alternative.
In questo contesto ci si ritrova a discutere di governi buoni per tutte le stagioni con forze politiche intercambiabili pur di raggiungere e fare “cose buone” per il Paese o meglio il “potere” personale e di cricca per chi in maniera più o meno spudorata riesce a districarsi tra i meandri delle sacrestie dei partiti o tra i veleni dei movimenti.
Potremmo coniare un nuovo sillogismo: il “fattore F”, la riscossa dei "Frustrati", dei "Furbi", dei "Fancazzisti", dei "Filo chiunque e qualunque cosa" o la vittoria del "Fare".
Siamo immersi in questo clima post ideologico in cui tutto va male o bene a seconda dei momenti e delle vicissitudini personali.
Il senso dello Stato e delle Istituzioni, il pensiero lungo e articolato, lo sguardo prospettico in grado di disegnare un futuro sembrano vecchi slogan del passato.
Eppure da qui dobbiamo ripartire dalla responsabilità individuale e collettiva, dal rimettere in piedi un progetto che riesca a riconoscere le differenze e a ridare a tutti la possibilità di competere liberamente per costruire una comunità nuova in cui ognuno partecipa alla costruzione di regole che condivise riescano a dare senso alle nostre attività quotidiane e alle nostre vite.
Per questo non sono indifferente alla formazione di un Governo che veda coinvolto il mio riferimento politico, il campo “democratico”, con il M5s rispetto ad un governo dello stesso M5s con la Lega e con le forze conservatrici e reazionarie della società italiana.
E dopo un periodo lungo di osservazione, questa scommessa sicuramente potrebbe portare me e tanti altri alla passione civile per condurre una battaglia per un mondo migliore, partendo da quella che una volta si chiamava: “analisi concreta della situazione concreta”.
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