La sanità ad uso e consumo non può continuare ad essere la rotta da seguire
La questione della sanità scivola quotidianamente nell’abisso o di casi eclatanti o di routine asfissianti, dopo aver consentito la più sfrenata deregulation in materia di libera professione intra ed extra moenia, dopo l’ultima infornata di nomine del nominato, proveniente da Catania, direttore Gilotta, prima di dimettersi, di direttori di struttura complessa e di proposte di strutture semplici pare bloccati dal commissario Cirignotta. Noi siamo sempre più convinti che per non continuare a fare gli smemorati o aspettare che si calmino le acque per proseguire nella strada di farsi gli affari propri le direzioni di marcia da perseguire in questo delicato settore sono:
1) rendere trasparente il rapporto pubblico – privato, ricercando una separazione tra mercato sanitario privato e servizio pubblico;
2) costruire una rete integrata dei servizi regionali socio – sanitari, a partire dal rapporto territorio/ospedale, che permetta di controllare la spesa e di accompagnare il cittadino lungo un percorso di continuità diagnostico terapeutica;
3) realizzare un controllo del SSN non solo attraverso lo strumento dell’accreditamento, ma attraverso la partecipazione dei cittadini alla programmazione dei servizi ed alla verifica dei risultati.
Solo in Italia i medici che lavorano nella Sanità pubblica possono lavorare anche in quella privata (ovvero per la concorrenza). Le lunghe liste di attesa si spiegano anche così: con l’interesse a dirottare verso il privato (che ai cittadini costa) ciò che dovrebbe e potrebbe fare il pubblico. Questa confusione deve finire perché danneggia i cittadini e impoverisce la sanità pubblica, quella al servizio di tutti.
Naturalmente, la Sanità che funziona non è solo quella libera dagli affari di qualcuno e dalla lottizzazione politica. E’ quella che sta vicina ai cittadini, fornisce servizi accessibili, contribuisce alla cultura della salute e non al consumismo sanitario.
01-08-12 Enzo Cilia
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