Il mio intervento alla conferenza d'organizzazione provinciale di SEL del 14 Aprile 2013
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Compagne e compagni, parto da quello che è stato definito, addirittura nel documento preparatorio di questa conferenza d’organizzazione, il mio “disimpegno” per dire che troppe volte nella mia vita ho rinunciato a fare cose piacevoli o gratificanti per la mia persona tipo una vacanza o anche cose impegnative o utili alla mia professione e alla mia famiglia tipo l'attività professionale privata, per un senso dell'etica tutto mio dovuto ad un super io ipertrofico, semplicemente perché impegnato in una campagna elettorale o in una riunione politica a livello comunale, provinciale, regionale, nazionale o in un consiglio comunale della mia Vittoria o ad un semplice incontro politico-amministrativo quando ho avuto l'onore e l'onere di svolgere compiti istituzionali, possono testimoniarlo i miei compagni, i miei amici più cari e i miei familiari, non mi pento di averlo fatto, ma oggi sono arrivato alla conclusione che la Politica che per me è solo passione non debba necessariamente mettere da parte altre passioni e interessi che per me sono pure importanti. Insomma sto cercando di gestire meglio i miei interessi o, come si diceva una volta, di calibrare meglio il rapporto tra pubblico e privato. Mi sono ripromesso di farlo e lo farò. Lo devo a me stesso e ai miei cari. Come sempre credo che la risposta stia nei sentimenti e nella passione di ognuno, ma soprattutto nella libertà di poter scegliere la propria strada e le proprie priorità, questo non significa tirarsi indietro, anzi, io intendo stare sul campo della battaglia politica, di una Politica che abbia in mente un progetto di governo, che delinei un modello di società, un’idea che analizzi la crisi profonda della società e tutte le sue cause, si confronti con i problemi creati dal sistema mafioso – politico - clientelare e la crisi del neo liberismo, facendo un esame delle forze in campo e un inventario delle proposte programmatiche sulla base di una tavola dei valori. Insomma io continuo a pensare, nonostante i vari “tsunami” e i vari eventi spettacolari che si succedono di questi tempi, che occorre ripartire dai valori della Sinistra che vedono nel territorio il luogo esclusivo della pratica politica in senso ampio e non il luogo su cui calare le proposte. Nell’area Iblea come nel resto del Paese bisogna rimettere al centro i temi del lavoro e dello sviluppo economico. In generale, il “Mezzogiorno d’Italia”, oggi più che mai, ha bisogno di una Sinistra vera e nuova che diventi punto di riferimento, nel territorio, della società perché in grado di dare risposte credibili alla crisi economica, ai giovani, a chi perde il lavoro e sappia contrastare la capacità economica di una mafia che punta a controllare il territorio. Politicamente questo mi ha posto in una posizione diversa con chi ha governato finora, perché ho ritenuto poco utile collaborare alla gestione del sistema, ma invece ho cercato di incalzarlo criticamente proponendo alternative, proprio per questo guardo con interesse a quello che Crocetta sta mettendo in campo per scardinare il vecchio sistema. Per quanto riguarda questa ultima competizione elettorale nazionale, per non parlare dei disastri delle regionali e prima ancora delle amministrative, a partire dalle primarie farsa, anche se "per qualcuno sarebbe andata tutto sommato abbastanza bene …" come dice ironicamente Fulvia Bandoli, io penso che è andata male che sia stata la vittoria dei "ragionieri", si sa la matematica non è un'opinione e il centro sinistra, il PD e ancora di più SEL, hanno di fatto convalidato l’ipotesi dell’antipolitica facendo scelte tutte tese a salvaguardare l’apparato, la cosiddetta “casta”, giudicando più importante non il progetto e il risultato politico complessivo ma la salvezza personale. In pratica la politica è diventata ancora più "autoreferenziale" facendola scadere da servizio e passione civile a professionismo cinico rischiando di perdere di vista gli interessi generali e i cittadini elettori si sono accorti di questo e ci hanno punito. Ma torniamo al cosiddetto “disimpegno” mio, per ciò che riguarda la mia collocazione e il mio rapporto con SEL, io parto dal presupposto che tutti siamo utili e nessuno indispensabile, per quanto mi riguarda sono a completa disposizione per il livello locale, perché come ho avuto modo di dire pubblicamente sono molto legato ai miei compagni e alla mia comunità vittoriese e iblea che mi ha chiamato ancora una volta a svolgere un ruolo istituzionale, quello di consigliere comunale a Vittoria che assieme agli altri compagni cerco di farlo con diligenza e impegno costante, ma per i livelli regionali e nazionali sono poco incline all’impegno così come profuso negli ultimi anni, per un motivo molto semplice, a me piace fare le battaglie a viso aperto e con persone (compagn*) che non si nascondono, che possono pensarla diversamente da me, ma che assieme a me decidono qual è il terreno di gioco, ecco questo è mancato a quei livelli e perciò è difficile che un rapporto ipocrita diventi autentico all'improvviso, comunque non dispero possono sempre avvenire i miracoli, diamo tempo al tempo. Ed allora rimetteremo in moto la nostra macchina e la nostra passione farà il resto. Perché non c’è rassegnazione, perché si riconosce nella nostra storia la capacità di lottare, di battersi, di resistere contro chiunque e di sapersi far rispettare. Lo diciamo chiaro e forte ai nostri avversari e ai nostri amici che nelle poche certezze attuali, di una certezza possono essere sicuri, noi ci saremo. A Sinistra. Per la strada. Come sempre. Perché di una cosa sono certo, chi fa politica per passione la continuerà a fare sempre, perché è il potere fine a se stesso che stritola, sia che si vince sia che si perde, mentre l'interesse per l'uomo e la sua organizzazione sociale, sempre da migliorare, rimane al di là di ogni disincanto, perciò continuo a guardare avanti serenamente, mi sento la coscienza a posto, e spero che dopo il diluvio spunti il sole. Sento ogni tanto qualche nuovo esponente del M5S che parla di politica nei termini di servizio, passione civile, contributo disinteressato, partecipazione, ecc, per me è sempre stato così. In conclusione lasciatemi dire, compagne e compagni, che comprendo il pensiero di tanti di noi che pongono dubbi sul fatto che la costruzione di un partito non può essere il fine, ma neanche può essere esclusivamente un mezzo per garantire una collocazione a qualcuno. Vendola in questi giorni oltre a parlare di “mescolamenti” ha espresso un concetto che aveva già espresso all'inizio dell'avventura di SEL: "a me interessa più la partita che il partito" arrivando a dire: “Noi dobbiamo tenere diritta la barra sul nostro progetto: i partiti politici tradizionali sono soffocati sotto il peso della cooptazione, la formazione dei gruppi dirigenti avvenuta al ribasso sulla base della fedeltà al leader. Due terzi dell’elettorato non si sentono più rappresentati da loro”, certo poi nei fatti anche lui è rimasto prigioniero della logica che a parole critica, degli apparati e dei fantasmi del passato che avevano visto una sinistra fuori dalle istituzioni democratiche, ma questo è, per l'appunto, un discorso che fa parte del passato e per definizione non si può cambiare. Pur tuttavia e' anche vero che il partito è il mezzo costituzionale per raggiungere il fine e se Vendola non avesse avuto il partito non avremmo senatori e deputati in parlamento, perché non credo abbia mai pensato di far leva solo sulla sua personalità, anche questo sarebbe stato un modo per dire che i partiti non servono e allora l'unica strada percorribile sarebbe stata quella di una democrazia mediatica che si impernia sui leader, dove la militanza avrebbe perso di senso o meglio ne avrebbe avuto un altro cioè quello di seguire il capo carismatico, ma a questo punto avremo parlato non di militanti ma di discepoli o più prosaicamente di "funzionari", come si chiamavano una volta, o di impiegati e non di gruppi dirigenti che devono secondo me aspirare ad essere leader tenendo ben presente che solo quando gli obiettivi di un gruppo o di una organizzazione sono condivisi e aiutano a sviluppare gli obiettivi personali dei membri del gruppo e gli obiettivi dei membri del gruppo sono funzionali agli obiettivi del gruppo siamo in presenza di una buona leadership. E al proposito proprio ieri Vendola dichiarava riferendosi a Fabrizio Barca: “Il progetto di Fabrizio Barca guarda al futuro e movimenta il quadro della sinistra italiana. Cominciamo un cammino tutti insieme, mettiamoci dentro idee e proposte. Senza partire dal leader ma dalla politica. La destinazione finale la vedremo strada facendo”. E io credo che l'unica strada per non vedere sfumare il sogno di tanti di militare nuovamente in un grande partito della sinistra popolare di governo sia la costruzione di una nuova forza politica, comprendente oltre SEL e la cosiddetta "sinistra diffusa" anche e soprattutto il PD, una forza legata al socialismo europeo. E allora se questa è la prospettiva qual è il senso delle scelte politiche che si stanno concretizzando nei comuni iblei dove si andrà a votare a Giugno? Parlo di Ragusa e di Comiso, mentre per Modica condivido il percorso in linea con la prospettiva di giocare la partita dentro il centro sinistra. Mi sembra che non si stia tenendo in considerazione la presenza di una voglia di partecipazione, che chiede a noi, e al centrosinistra nel suo insieme, di cambiare, di aprirci. Per fare questo va perseguito l’obiettivo di ricreare una attrazione per quei settori che nella società hanno posizioni costruttive stando nel campo, pur pieno di contraddizioni, del centro sinistra. E, invece, mi sembra che ancora una volta, come se avessimo una maledetta coazione a ripetere, ci stiamo rinchiudendo nel recinto identitario a macerarci, a buttare energie e tempo in estenuanti riunioni interne dove si spacca il capello in quattro e dove ogni volta la conclusione è quella di essere più lacerati di prima e spesso con la sola preoccupazione di raggiungere il quorum che all’esterno viene visto come un modo per garantire il posto a qualcuno e non facendo sino in fondo la battaglia politica per intercettare quella grande richiesta di rinnovamento e la rabbia che sale dal “popolo” sempre più affamato e confuso che o non vota o vota la protesta nichilista a 5 Stelle. Insomma il problema come ho cercato di dire è esclusivamente di linea politica riconoscibile e rappresentativa degli interessi legittimi delle popolazioni che si vogliono amministrare. Io, nonostante tutto, rimango convinto che può ripartire un nuovo racconto, una rigenerazione che metta al bando chi vuole vestire i panni del “trasformismo chiacchierone” per perpetuare il potere o i panni dei “duri e puri” destinati alla paralisi, certo occorre una assunzione di responsabilità e una ricollocazione di tutte quelle energie sociali, culturali e umane sopite. Per questo c’è bisogno di un lavoro faticoso, senza scorciatoie, nel quale la politica dovrà avere l’umiltà di ascoltare e l’orgoglio di portare a sintesi le proposte e le idee di tutti i segmenti della società. Partendo dal principio che la politica non è solo tecnica di potere, ma innanzi tutto è il luogo dove diamo valore etico alle cose che facciamo. Una politica che non abbia un’anima, che non sia in grado di sollecitare emozioni, passioni, idealità rappresenta la negazione di se stessa. Le inquietudini che attraversano tanta parte del mondo della cultura, e soprattutto tanti ragazzi e ragazze, sono le stesse che segnano il cosiddetto popolo della Sinistra, che hanno determinato abbandoni, rinunce, rassegnazioni. Per fare tornare alla partecipazione attiva i tanti che ancora stanno a guardare e stentano dall’avviare il primo passo dobbiamo dimostrare coi fatti e coi nostri comportamenti che stiamo discutendo non dei nostri destini personali, ma del percorso che ha fatto e deve continuare a fare il nostro territorio, la nostra gente.
Auguri compagne e compagni.
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