"Dite male del lavoro mio, ma la pazzia non l’ho inventata io".........."Panta Rei"
"Tutto scorre" è un modo di dire o uno stile di vita dove ogni cosa cambia nel tempo perché ciò che oggi sembra irrisolvibile e doloroso, domani potrebbe non esserci più. Invero può succedere che un Centro di Salute Mentale, dell'estrema periferia dell'impero a sud di Tunisi, a fronte di un aumento esponenziale dell’utenza, circa 13.000 cartelle sanitarie, a cui quotidianamente fa fronte considerato il bacino di competenza territoriale, oltre 100.000 abitanti, e le aumentate esigenze di salute mentale della popolazione, sia senza personale sociosanitario e psicologico a supporto.
In particolare è dal mese di Dicembre 2016 che è privo della figura dell’assistente sociale che è di fondamentale importanza per l’inserimento e la gestione dei pazienti in CTA e nelle varie strutture riabilitative, per i rapporti coi servizi sociali degli enti locali e dei tribunali (UEPE), per i contatti con le famiglie, per i progetti d’inserimento lavorativo attivati (borse lavoro, ecc.). e ciò comporta una difficoltà di interlocuzione non indifferente con le altre istituzioni del territorio quali appunto i Comuni, le Forze dell’Ordine, gli Uffici del Lavoro, la Magistratura inquirente e di sorveglianza per quei pazienti che commettono reati e spesso sono affidati genericamente al Dipartimento Salute Mentale e per i quali le figure mediche non possono farsi carico delle problematiche sociali e di collegamento. O, può succedere, cosa non meno importante, che la già esigua presenza di unità infermieristiche veda diminuire ulteriormente il suo peso da quattro a tre unità dal mese di Giugno 2017, quando un infermiere veniva spostato su indicazione del medico competente del lavoro e non sostituito d'ordine della direzione sanitaria, a tal proposito sembra inutile quanto inverosimile rappresentare i salti mortali fatti nel periodo estivo per assicurare il servizio e i rischi che ha corso il personale presente riguardo ad aggressioni verbali e fisiche da parte di pazienti scompensati. O ancora, può succedere, che a fronte di una richiesta esorbitante, da circa un anno a questa parte, di visite psichiatriche per il porto d’armi inviate dal servizio di "medicina legale" per cui è doveroso da parte dei medici psichiatri richiedere un riscontro psicodiagnostico possa fare riferimento solo su una unità di Psicologia. O, infine può succedere che a gestire l'emergenza psichiatrica riguardo ai TSO non sia, come nel resto della Sicilia e dell'Italia, il Servizio d'emergenza 118 , ma lo stesso Centro di Salute Mentale che è costretto a fare anche una reperibilità territoriale esclusivamente medica, cioè senza infermieri, notturna e festiva che non esiste da nessuna parte. Ma, può succedere anche che per superare lo stigma della malattia mentale il Centro di Salute Mentale in questione cerchi a livello istituzionale di far confluire i risultati delle varie esperienze di prevenzione/cura/riabilitazione e di informazione/formazione che quotidianamente svolge nelle proprie e in altre sedi e livelli come gruppi specifici, corsi o training, elaborazioni e partecipazione diretta alle iniziative di livello politico-amministrativo, come per esempio la partecipazione alla “settimana della cultura” della nostra città o la firma del protocollo d'intesa dal nome appunto "Panta Rei" abbracciando quanto veniva proposto dagli operatori e dai pazienti di alcune Comunità Alloggio presenti nella nostra Città o spingendo i nostri pazienti a partecipare ai bandi per le borse lavoro. Perché è l’esserci e il fare, la parte costitutiva ed essenziale del lavoro del Centro di Salute Mentale, ed esso da una parte è composto di azioni pensate e finalizzate, dall'altra si misura con le caratteristiche di immediatezza e imprevedibilità della vita dei soggetti con disturbi mentali. Tenendo presente naturalmente che non sempre è facile distinguere la “follia” dalla “normalità”, anzi spesso sono le facce della stessa medaglia. Come diceva il grande Edoardo in occasione della presentazione di una sua bellissima opera teatrale che trattava di questi temi dal significativo titolo-Ditegli sempre di sì-: “Eccomi a voi. Non c’è filosofia nella farsa che recito stasera, ma un personaggio della vita vera, un tal de’ tali affetto da follia. Non c’è tesi specifica, né un fatto, ma cosa pensa e come vive un matto. “Allora è un dramma?” mi direte voi. Io vi rispondo: è una tragedia nera, ma non è nostra. La tragedia nera diventa farsa se non tocca noi. Dite male del lavoro mio, ma la pazzia non l’ho inventata io. Divertitevi dunque, riflettendo che ognuno può trovarselo davanti un vero matto, e accade a tutti quanti di commuoversi e ridere piangendo. Riderebbe persino un missionario a contatto di un folle. Su il sipario”.
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