Il mio voto libero per la lista Fava e Libera Sicilia

Scrivere qualcosa per introdurre amiche e amici, compagne e compagni, cittadine e cittadini all’interno di un sito che vuole far conoscere e promuovere la figura di una persona che si propone assieme ad altri come strumento di cambiamento, l’avrò fatto mille volte per tanti amici e compagni, ma mai mi è toccato farlo, come questa volta, per una persona speciale che ho sempre avuto al mio fianco nel bello e nel brutto tempo dell’avventurosa vita politica che mi è capitato di condurre in questi anni dall’adolescenza alla maturità. Entriamo assieme nella FGCI di Marco Fumagalli, che ho avuto il piacere di trovare ancora al mio fianco, e nel PCI di Enrico Berlinguer alla fine degli anni 70, giovani liceali con l’idea concreta di cambiare il mondo con l’impegno, con la costanza, con il sacrificio dello studio e della conoscenza come unica arma per ottenere quel “potere” da mettere al servizio della giustizia e della emancipazione delle fasce più deboli. Già allora il dibattito tra noi era sul rapporto tra pubblico e privato, su quanto potesse predominare un aspetto sull’altro e alla fine ci siamo sempre ritrovati nel sostenere che nella scala delle priorità viene in ordine la propria personalità, la libertà di pensiero ed espressione, i propri cari, il proprio lavoro, garanzia di autonomia e infine la possibilità di rappresentare e dare voce agli ultimi, ai diseredati, non trascurando quanti onestamente producono mettendo su imprese sane con la consapevolezza di svolgere una funzione sociale di progresso economico e di avanzamento culturale. E poi all’università, a Pisa, quando, come dice Guccini: “pochi audaci in tasca l’Unità”, sfidavamo da “figgicciotti” gli “autonomi” e i “fascisti” gli estremi che si toccavano nell’attacco al PCI “revisionista”; e ancora la scelta sofferta di tornare in Sicilia quando ci si rende conto che rimanere una settimana in più avrebbe comportato il rischio di rimanere per sempre fuori dalla realtà natia e il dolore delle compagne e dei compagni della sezione universitaria del PCI alla comunicazione di quanto avevamo deciso: “Giù a casa c’è tanto lavoro da fare, non possiamo scegliere la comodità dei servizi esistenti nella “rossa” Toscana, abbiamo il dovere di provare a costruirli nella nostra realtà a Vittoria, in provincia di Ragusa, in Sicilia”. E da allora accanto allo studio, a volte matto e disperatissimo, l’impegno nella costruzione del circolo ARCI “Macondo”, le tante iniziative, soprattutto estive basate ad implementare cultura e socialità, ambiente e salvaguardia del territorio e dei beni artistico – monumentali, emblematiche la battaglia contro il progetto di pavimentazione della Villa Comunale e il progetto di Piazza Sorelle Arduino a Scoglitti. E poi l’impegno nel Consiglio Comunale per me nel 1985 fortemente sostenuto da lui e poi la decisione condivisa di accettare di fare il Sindaco della città nel 1989 e la grande vittoria ottenuta nel 1990 assieme con migliaia di preferenze per me e una affermazione straordinaria per lui, candidato per la prima volta. Anni difficili complicati con la città che subiva attacchi formidabili dalla mafia e che doveva affrontare nello stesso tempo un pensiero che si insinuava sempre più nel gruppo dirigente del PCI : il potere fine a se stesso e non come strumento di servizio e di cambiamento. Battaglie politiche durissime combattute fianco a fianco con più o meno coinvolgimento, ma sempre dalla stessa parte contro l’omologazione e il trasformismo che prendeva sempre più piede anche nel PCI vittoriese. Fino ai giorni nostri alle battaglie per il piano paesaggistico, per il parco degli Iblei, per una variante non espansiva del PRG, per la raccolta differenziata dei rifiuti solidi urbani, per un’agricoltura biologica, per il turismo sociale e le infrastrutture al servizio del nostro territorio, porto turistico peschereccio di Scoglitti, autoporto, aeroporto di Comiso, porto di Pozzallo. Il nostro impegno continua, avendo come punto fermo una visione della politica non da ultima spiaggia, ma come grande occasione per incidere sulla propria realtà positivamente e portando benefici e risultati concreti per la comunità che abbiamo rappresentato e immodestamente vogliamo continuare a rappresentare. Sapete di chi sto parlando, non del mio amico di sempre, del compagno di mille avventure, del collega preparato e sensibile verso gli ultimi degli ultimi, bensì dell’uomo che in questa fase storica sta assumendo su di se la responsabilità di aver accettato la grande sfida di rappresentare i valori della Sinistra che vedono nel territorio il luogo esclusivo della pratica politica in senso ampio e non il luogo su cui calare le proposte. Sto parlando di Pippo Mustile. Io sono al suo fianco e, come lui ha tante volte fatto nei miei confronti, farò il massimo per ottenere il migliore risultato possibile per lui e per Giovanna Marano Presidente con Claudio Fava, ma soprattutto per il futuro dei nostri figli e delle nostre comunità”. Enzo Cilia

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