Voglio ringraziare il compagno Massimo Fundarò per la sua presenza e il suo contributo agli "stati generali dell'agricoltura siciliana", convocati alla specialistica AGREM della fiera EMAIA.
Io penso, e questo pensiero mi sembra confermato dalla tre giorni degli "stati generali", che le ragioni della crisi dell'agricoltura affondano le radici in una polverizzazione
produttiva molto accentuata, ma soprattutto nel fatto che l’agricoltura nel
nostro Paese è stata considerata storicamente come un comparto da sovvenzionare
più che un campo strategico dell’economia, mentre negli altri paesi europei il
comparto agricolo viene coccolato e difeso a livello nazionale ed europeo.
Insomma, in Italia tutti hanno avuto interventi straordinari, (Banche,
Fiat, Alitalia, l’industria), mentre le aziende agricole chiudono una dopo
l’altra, mettendo a rischio l’autonomia alimentare del Paese e a nessuno
importa niente.
I nostri agricoltori continuano a non saper e a quale santo votarsi,
ogni tanto sembra ci siano prese di coscienza collettiva, ma subito la speranza
viene soffocata da logiche trasversali che tendono a trasformare il giusto
malcontento degli agricoltori in consenso politico immediato per tutti senza differenziazione
e senza assunzione di responsabilità nel nome di una indistinta unità che
spesso serve solo a salvare capre e cavoli dei Sindaci e dei Deputati filo
governativi regionali e nazionali.
Fino a quando l’agricoltura non sarà riconosciuta come un settore
strategico dal governo nazionale non ci sarà via di uscita, perché non si
metterà mai mano alla riforma della burocrazia, a provvedimenti per aumentare
il potere di contrattazione nei confronti della grande distribuzione come la
fissazione di prezzi minimi e tempi decenti, alla riduzione degli oneri sociali
e fiscali e all’accesso al credito.
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